05 nov 2022
I denti del giudizio sono gli ultimi a presentarsi e i più difficili con cui convivere.
Con l’arrivo dei denti del giudizio, tecnicamente detti ottavi o terzi molari, giunge al termine la comparsa dei denti permanenti e questo passaggio può essere diverso da persona a persona.
I tanto temuti denti del “giudizio” statisticamente spuntano tra i 17 e 25 anni, tuttavia potrebbero spuntare più tardi, spuntare solo parzialmente, così come non spuntare per nulla (in questo caso si parla di ipodonzia).
Alcune persone non riscontrano grandi problemi quando il primo dei 4 denti del giudizio fa la sua comparsa, per altri invece si prospetta un percorso più travagliato e spesso accompagnato da dolore.
Denti del giudizio: è davvero un male necessario?
La crescita di un dente del giudizio si sa, può provocare molto dolore in bocca e ricorrenti fastidi nella vita quotidiana.
Oltre a provocare dolore, vi sono seri dubbi sull’utilità dei terzi molari: la maggioranza infatti ritiene che i denti del giudizio non abbiano alcuna utilità e che siano solo una reminiscenza dei nostri antenati, la cui dentatura aveva necessità ben diverse da quelle attuali.
Utili o non utili, i motivi per cui un dente del giudizio può provocare tanto dolore all’interno della nostra bocca possono essere molteplici.
Una prima causa di dolore può derivare dalla presenza di una infiammazione causata da una igiene orale non adeguata o insufficiente, anche nel caso in cui i nostri ottavi siano correttamente spuntati: per la loro posizione i denti del giudizio sono i più difficili da raggiungere con lo spazzolino e questo può comportare una rimozione incompleta della placca, la quale può generare infiammazione a carico delle gengive.
In questo caso viene in nostro aiuto la periodica pulizia dei denti da effettuare presso lo studio dentistico, che ci aiuta a rimuovere eventuali placche batteriche persistenti e a preservare lo stato di salute del nostro cavo orale.
Nel caso in cui la dentizione non sia perfetta, le cause di dolore nella sede dei terzi molari possono essere molto diverse in base allo stato di crescita del dente.
Innanzitutto il dente del giudizio può essere incluso, ciò significa che questo non ha forato la gengiva per spuntare, restando quindi inglobato nelle ossa della mascella.
Può succedere invece che un ottavo cresca storto, provocando lo spostamento dei restanti denti in fase di eruzione, o cresca in orizzontale rispetto alla normale linea di crescita del dente causandola disodontìasi e intaccando il dente vicino.
Infine può accadere che il dente del giudizio esca soltanto parzialmente e una sezione del dente rimanga sotto al livello della gengiva; in questo caso possiamo trovarci di fronte alla pericoronite, una patologia che intacca le gengive e può causare sintomatologie anche serie, tra cui l’ascesso dentale.
Quando togliere il dente del giudizio è il male minore.
E’ comune associare la rimozione del dente del giudizio a una condizione di dolore post-intervento, tuttavia questo dipende da molti fattori, in primis lo stato del dente e la conseguente tipologia di intervento a cui è necessario sottoporre il paziente.
Se il paziente non può mantenere uno o più denti del giudizio per via di condizioni cliniche attentamente valutate con il proprio dentista, allora l’unica strada diventa l’intervento per rimuovere chirurgicamente i denti interessati: l’estrazione del dente avviene perlopiù sotto anestesia locale e può avere durata variabile in base alla condizione del dente stesso.
Rimuovere un dente del giudizio, seppure costituisca un intervento chirurgico a tutti gli effetti, è diventata ormai una procedura standard e in linea generale non occorre averne timore soprattutto se nella fase di post-intervento si seguono tutte le indicazioni lasciate dal nostro dentista.
E’ bene ricordare che evitare l’estrazione necessaria di un dente del giudizio per paura dell'intervento in sé o del dolore post-chirurgico potrebbe portare a un aggravamento di eventuali patologie dentali in essere.